Hikikomori: una vita dentro una stanza, lontano da tutti

Hikikomori: chi sono

 

Di recente ci è capitato di leggere una notizia in merito ai cosiddetti hikikomori. Attratti più dalla stranezza della parola che dal contenuto della notizia, abbiamo avuto la sorpresa di scoprire che non è qualcosa esclusivamente legato all’iper tecnologizzata società giapponese (da cui il nome), e quanto invece sia una realtà ben presente anche nel nostro paese.
In sostanza, gli hikikomori, definiti per traslato dall’omonima sindrome di hikikomori, altro non sono che persone che scelgono volontariamente di tagliarsi fuori da ogni rapporto sociale e umano col mondo e con le persone, chiudendosi tra le quattro mura domestiche e spendendo tutta la loro esistenza in una realtà virtuale fatta di computer, videogiochi e social network. Esistono anche apposite chat e forum dedicati a loro.
Non stiamo parlando ovviamente del classico ragazzo “nerd” che preferisce la tecnologia ad altro (anche se forse gli si potrebbe in parte accostare), ma di soggetti patologici la cui esistenza è esclusivamente virtuale. Nessun rapporto umano, nessun lavoro o nessun corso di studi intrapreso. Loro sono quel che vivono dietro uno schermo luminoso.

 

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Sindrome di hikikomori: analogie con la vita di tutti i giorni

Provando ad immedesimarmi in costoro, ho avuto qualche brivido. La situazione degli hikikomori vuole essere, in questa occasione, il punto di partenza, opportunamente estremizzato, per trarne analogie più o meno marcate con episodi che vediamo ogni giorno, per renderci conto di cosa effettivamente comporti un eccessivo investimento di energie dietro tecnologia e social network.
Posto che essi siano soggetti che necessitano di opportune cure psicologiche e psichiatriche (e d’altronde, molti confessano di aver subito gravi traumi in passato), la riflessione più immediata che se ne ricava, apparentemente scontata ma significativa, è la capacità anestetizzante e “protettiva” della tecnologia. La possibilità cioè di utilizzare social network, chat e videogiochi come modo per aggirare la nostra difficoltà ad interagire con mondo e persone reali. Non parliamo più nello specifico di hikikomori, ma di coloro che della tecnologia fanno un uso più o meno invasivo, nelle loro vite, con funzione di palliativo.

 

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Il caso più frequente, visto che Noi ci occupiamo di Seduzione, è il classico ragazzo che preferisce approcciare in chat.
“Bella quella ragazza, perché non la vai a conoscere?”
“No dai, magari la disturbo, poi la cerco su Facebook/Instagram”
Se avete già vissuto o assistito a situazioni del genere, allora stiamo parlando anche di voi.
La verità è che se la tecnologia è diventata così preponderante nei nostri rapporti umani, è innanzitutto perché aiuta a tagliare fuori ansie e pressioni dal mondo esterno. In ambito seduttivo e di rapporti di coppia, non ti osi andare a parlare con quella ragazza perché ti vergogni di essere guardato mentre lo fai, di essere guardato e giudicato dai suoi amici, ti vergogni della possibilità che possa rifiutarti. Il tuo cervello percepisce questo apparente pericolo ed entra in modalità protettiva.

 

In secondo luogo, perché ti vergogni di interagire DIRETTAMENTE con la persona interessata: il problema risiede in realtà nella scarsa autostima e considerazione che hai di te stesso. Perché preferisci farlo via chat, allora? Perché profili social e videogame forniscono un medium, un alter ego di noi stessi che spesso rappresenta la nostra versione “migliore”, o anche quel che noi VORREMMO essere e che possiamo “essere” solo in una realtà virtuale, dove abbiamo la possibilità di costruire più o meno a tavolino la nostra immagine, la nostra identità.

 

Terzo, perché un’interazione sociale virtuale sarà sempre meno dispendiosa in termini di energie fisiche e mentali, per i motivi di cui sopra. Nessuno che ti guarda, nessuno che ti giudica, nessuno sforzo di alzarti in piedi e camminare fino ad incrociare lo sguardo dell’altro, possibilità di meditare su ciò che vorresti dire con calma e senza pressioni di tempo.
Questo è il quadro.

 

Ovviamente, e l’abbiamo già detto, tutto ciò funziona da palliativo e non risolve il problema, ma anzi vi radica ancor di più in esso, rendendo più difficile rompere con un’abitudine ormai diventata consolidata. È un modo utile e funzionale per aggirare un problema, senza risolverlo. Ed è anche la strada migliore per omologare ad una grande massa di persone che si comportano tutte allo stesso modo. Se vi siete ritrovati nelle precedenti parole, non pensate che gli hikikomori siano molto più diversi da voi: sono solo una versione estremizzata (e PATOLOGICA) della cosa. Ma voi non siete patologici. Forse non siete nemmeno timidi, o insicuri. Siete solo, forse, PIGRI.

 

Pigri, sì. Perché se la tecnologia fosse una “soluzione” alla timidezza, la situazione dovrebbe essere migliorata col tempo ed aver eliminato il problema. E invece no, siete sempre allo stesso punto. Il fatto è che essa ci risparmia tante energie fisiche. E certo, perché faticare inutilmente quando con pochi click posso (falsamente convincermi) di poter fare le stesse cose risolvendo pure un problema? L’abitudine ad avere tutto e subito, pensando che in un modo o nell’altro sia uguale, e che esistano corsie preferenziali più facili di altre, è un’altra delle illusioni che viene a crearsi nella vostra testa, e a fregarvi quando penserete che la fatica di affrontare davvero un problema non abbia valore.

 

Vi definireste mai degli esperti di arti marziali solo perché avete superato tutti i livelli di Mortal Kombat? Vi daranno una qualche medaglia al valore militare perché avete finito l’ennesimo sparatutto nel minor tempo possibile? Ovvio, no: la vita non è un videogioco.
Ecco, mettetevi in testa una cosa: più vi affiderete a social ed altre soluzioni telematiche, più annullerete voi stessi.
La vita VERA, quella che vi darà le vere soddisfazioni, è la fuori. È quella vita fatta di fatiche, di tentativi, di calci in culo e merda da inghiottire pur di riuscire in un obiettivo, di persone talvolta cattive, talvolta indifferenti alle vostre sofferenze, al punto da dover realizzare che l’unico in grado di potervi aiutare siete VOI STESSI. Nella vita vera, le cose funzionano solo se le affrontate faccia a faccia, senza tirarvi indietro. Diversamente, solo tempo perso. Fallire tante volte, come è anche giusto che sia. Ma sarete ancora vivi, ancora in grado di poter tentare ancora.

 

E siccome la Seduzione fa parte della vita ed obbedisce alle sue stesse regole, la situazione è analoga.
Pensateci su, e magari tornate a rileggere queste righe, quando una bella donna vi passa accanto e fuggirete via a testa bassa commiserandovi e convincendovi che non vi merita, o che “aspetto di trovarla su Facebook e poi si vede”.
Perché altrimenti, avrete già perso contro il peggior nemico che possa esistere: Voi Stessi.
Un abbraccio,
lo Staff di IN Attraction
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